L’arrivo della Capitale a Firenze vede il sistema ferroviario cittadino, ma anche regionale, cristallizzato ai primi anni dell’Unità. La città ha due stazioni, la Leopolda, durante il granducato dedicata a Leopoldo II, e la Maria Antonia, dedicata alla consorte del granduca stesso.
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Con il nuovo regno i due scali, la prima inaugurata il 12 giugno 1848 e terminale dei treni da Livorno e Pisa, e la seconda inaugurata il 3 febbraio 1848 per la linea Prato-Pistoia-Lucca, cambiano il nome quasi banalmente in Porta al Prato e Santa Maria Novella, tuttavia rimanendo nelle forme immutate. La funzione viene modificata nel 1860 quando la Maria Antonia diventa scalo anche della linea livornese e l’altra funziona solo come scalo merci.
Se la stazione Leopolda era stata costruita fuori delle mura, nei pressi appunto della Porta al Prato, la Maria Antonia era invece a ridosso della chiesa di Santa Maria Novella, della quale aveva in parte invaso gli orti e demolito alcune strutture, all’interno delle mura cittadine.
Della Leopolda Carlo Lorenzini, il futuro Collodi accenna in Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica (1856):
Appena uscito di sotto alla navata della grande Stazione di fuori la Porta a Prato, il convoglio del Vapore corre per brevissimo tratto a fianco del delizioso paesaggio delle Cascine, del quale si vedono le ridenti e spaziose praterie, i lunghissimi viali, orlati di platani e di alberi, de decenti e ben architettate case coloniche…
La Maria Antonia, davvero a ridosso della chiesa di Santa Maria Novella, sembra incastrata nella città, anche se la sua costruzione (le due stazioni furono progettate dall’architetto Enrico Presenti) tagliò in parte quella zona di Firenze, abbattendo alcune abitazioni e creando alcune vie di accesso, anche se le modifiche sostanziali avverranno con la nuova stazione, inaugurata nel 1935, che libera gran parte dell’isolato attorno allo scalo, con un arretramento dei binari dalla chiesa.
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