[image-comparator left=”http://www.opificiotoscanoeps.it/aspassoperfirenzecapitale/wp-content/uploads/2015/03/Loggia_del_mercato_nuovo_left.jpg” right=”http://www.opificiotoscanoeps.it/aspassoperfirenzecapitale/wp-content/uploads/2015/03/Loggia_del_mercato_nuovo_right.jpg” method=”overlay” width=”100%” value=”50″ link_images=”false” overlayed_slider=”false” title=”Loggia del mercato nuovo” classes=”hover”][/image-comparator]
Le guide commerciali della città di Firenze danno notizia dei principali mercati che si tenevano nel reticolo di strade, vicoli e piazzette del centro storico negli anni della capitale. Il martedì e il venerdì di ciascuna settimana si potevano trovare “paglia da cappelli e cappelli di paglia sotto le logge del Mercato nuovo”.
Fin dall’epoca comunale questa zona era caratterizzata dalla presenza di una grande varietà di botteghe artigianali: dagli orafi ai cappellai, dai sarti ai valigiai. Per tradizione sotto la struttura in pietra edificata dai Medici nel Rinascimento e dal 1612 decorata con la statua (poi fontana) del Porcellino non si vendevano merci alimentari – come invece nel vicino Mercato vecchio all’aperto.
Ai tessuti di lana e lino, ai cambiavalute, ai sensali del grano che avevano occupato questo spazio commerciale in età moderna, si venne sostituendo nel corso dell’Ottocento la paglia, a cui si avvicendavano bozzoli e foglie di gelso nella stagione dei bachi da seta, e fiori in altri momenti dell’anno. Proprio di fronte alla vasca del Porcellino (copia del Cinghiale romano conservato agli Uffizi) fu costruito nel secondo dopoguerra il palazzo della Borsa merci (oggi sede dei magazzini H&M) a marcare una continuità nella vocazione commerciale-artigianale di quest’area.
Non sappiamo esattamente quando il mercato della paglia sia stato definitivamente trasferito sotto le logge del Mercato nuovo, ma nella Firenze sotterranea (1884) – opera di successo del giornalista volterrano Giulio Piccini (in arte Jarro) – si raccontava di un mercato della paglia nella piazza Della Luna: una piccola piazza interna – nota anche come piazza della Paglia – a cui si accedeva da un vicolo che costeggiava l’antica chiesa di S. Maria in Campidoglio andata completamente distrutta nelle demolizioni del centro degli anni Ottanta-Novanta dell’Ottocento.
Malgrado la crescente concorrenza dei paesi asiatici, negli anni di Firenze capitale, la manifattura della paglia mantenne un peso importante nell’economia toscana, sia in termini di addetti, perlopiù donne delle campagne e dei borghi, sia di valore delle esportazioni. Di questa rilevanza si trova traccia nel numero di negozianti di cappelli di paglia censiti nelle guide della città: gli 11 negozianti registrati nella Guida di Firenze e suoi contorni, edita da Bettini nel 1852, erano diventati 34 una ventina di anni dopo, a cui si doveva aggiungere una quindicina di “lavatori, lustratori, tintori” di cappelli di paglia. E se restava significativa la loro concentrazione nelle strade adiacenti alle logge del Mercato nuovo, in particolare in via Porta Rossa, si evidenziava uno sviluppo anche in altre zone del centro (S. Croce e piazza Barbano, oggi piazza Indipendenza) e, soprattutto, in direzione di piazza S. Iacopino e della porta di via Pisana.
Monica Pacini (da “I luoghi della paglia nella Firenze capitale d’Italia)