A Firenze il Ghetto, progettato da Bernardo Buontalenti nel 1571 su incarico di Cosimo I de’ Medici, occupava una parte del centro medievale della città: il Ghetto Vecchio era delimitato da via della Vacca(oggi via de’ Pecori), via dei Naccaioli (l’odierna via Brunelleschi), dal Mercato Vecchio e da via dell’Arcivescovado (oggi via Roma); nel 1704 fu ampliato (Ghetto Nuovo) includendo la zona fino a piazza dell’Olio e via de’ Pecori.
Era un quadrilatero chiuso, delimitato da alte mura con tre ingressi, che davano su via della Nave ( l’odierna via del Campidoglio), sul Mercato Vecchio e su Piazza dell’Olio, protetti da cancelli di ferro; questi venivano chiusi a mezzanotte per garantire la separazione dal resto della città, ma anche una maggiore protezione per gli ebrei stessi. L’ interno, articolato intorno a tre piccole piazze, piazza della Fonte, piazza del Ghetto e piazza della Fraternità, collegate tra loro per mezzo di due archi, era un insieme autosufficiente che racchiudeva costruzioni che avevano dai sette ai nove piani, due sinagoghe, vicoli stretti e tortuosi, saloni per le feste, corti e catapecchie, varie scuole, abitazioni nobili, osterie e botteghe, bagni e le case torri dei Medici, dei Pecori, e dei Brunelleschi. Con l’avvento del Regno d’Italia gli Ebrei toscani, per i quali i Lorena avevano conservato i privilegi già concessi ed abolito le leggi discriminatorie, acquisirono la piena emancipazione. Ciò permise a tutti quelli che ne avevano la possibilità economica di trasferirsi dalle case fatiscenti del Ghetto in abitazioni più salubri e moderne. Viceversa, la parte della popolazione fiorentina più povera e malfamata si insediò nelle abitazioni abbandonate dagli Ebrei, facendogli acquistare la fama di luogo pericoloso e con un alto tasso di criminalità. Negli anni di Firenze capitale iniziò un vivace dibattito sulla necessità del risanamento di questa zona così degradata, collocata al centro della città. Da una parte vennero invocate motivazioni di ordine pubblico, esigenze di carattere igienico-sanitario, fu tirata in ballo la carenza di abitazioni e, soprattutto, venne evidenziata la necessità che Firenze mantenesse un livello di decoro, di civiltà e di rappresentanza adeguati al ruolo di capitale del Regno d’Italia. Dall’altra, fu criticato il disegno di distruggere importanti testimonianze della storia della città e da qualcuno venne sommessamente suggerita l’eventualità che il “risanamento” di luoghi malfamati potesse essere il vessillo morale offerto a copertura di fruttuosi piani economici. Alla fine prevalse l’opzione di effettuare una serie di lavori di risanamento: furono abbattuti il Ghetto ed il Mercato Vecchio per costruire una piazza con portici intorno alla quale si sarebbe sviluppato un reticolo ortogonale di strade ed isolati destinati alle nuove costruzioni e nel 1890 fu inaugurato il monumento equestre a Vittorio Emanuele II, centro significativo della nuova piazza.
Sostenevano i letterati:
- Siete voi andato mai in quegli antri, in quelle tane, per que’ sotterranei, dove la notte le pareti formicolano d’insetti, e dove su putridi giacigli si scambiano gli amplessi ladri e baldracche, dopo aver corso, trabalzato, per le fogne del vizio?
- “Tu hai paura, Jarro. Ma per scrivere i tuoi articoli su “Firenze sotterranea”, propinando quelle esagerazioni sul Ghetto e sui quartieri annessi – ovvero che c’è la peggior feccia della città, fra torri antichissime e chiese fatte avanti il Mille – ci dovrai pur essere andato di notte. O invece ci hai mandato qualche giovane cronista, al posto tuo? ». … E il grasso Jarro: È un sudiciumaio. Guarda questi muri: colano grasso!” Gori
- “L’intollerabile affollamento e il conseguente decadimento del Ghetto favorivano la formazione di uno strano miscuglio di gente povera e onesta, d’operai e di venturi eri disgraziati, di oziosi,di ladri, di donne perdute. Molte famiglie oneste e virtuose erano state costrette a rifugiarsi dentro, non trovando altrove quartieri a prezzi modesti. Accanto a loro c’erano dei covi di ladri, c’erano degli alberghi, dove conveniva gente d’ogni genere.” Carocci
- “Il delirio e le esagerazioni narrative avevano il fine di affrettare lo sgombero di questo quartiere e patrocinare la causa della sua demolizione” Cresti
- “Il Mercato Vecchio è la cosa più sconcia, lurida e incomoda, aggiungendo che considerazioni di civiltà, di igiene e di morale dimostrano intollerabile ogni ulteriore indugio a provvedere” Adriano Mari
Le fonti storiche attestano
- Nel 1861 Firenze contava 114.000 abitanti, divenuti 193.000 dal 1865 al 1871, e diminuiti a 168.000 con il trasferimento della capitale a Roma. Nel 1865 l’architetto Poggi presentò al Re il progetto di ampliamento della città.
- A partire dal 1870 il Comune spese 66 milioni per le opere di Firenze capitale,
- Nel 1885 gli abitanti del Ghetto lasciarono le loro case che andranno demolite: così scomparvero 26 antiche strade, 20 tra piazze e piazzette, 18 vicoli; furono abbattuti 341 immobili ad uso abitativo, 451 botteghe e vennero allontanate 1778 famiglie per un totale di 5822 persone.
- “ Delle 367 famiglie residenti e costrette ad allontanarsi, soltanto 140 capifamiglia vivevano esercitando mestieri, gli altri vivevano d’espedienti”. Dal rapporto del delegato di Polizia al Comune sullo sfollamento del Ghetto.
(a cura della Classe V A del liceo scientifico A. Gramsci di Firenze)